Ping Pong sul New York Times
di
Jesse Scaccia
(Co-produttore di un documentario su un giocatore di Tennis Tavolo Americano)
New York, 2 Settembre 2006
Mentre questa settimana continua l’US Open, tutti gli occhi sono su Andre Agassi, che , alla matura età di 36 anni, ha annunciato che questa sarà la sua ultima apparizione nel tennis agonistico.
Ma che dire dell’altro gioco del tennis? Sapete, quello che si gioca su un tavolo e che, secondo il Comitato Olimpico Internazionale, sembra essere lo sport a più larga partecipazione mondiale.
Negli Stati Uniti lo chiamiamo Ping-Pong, e lo releghiamo nelle soffitte e negli scantinati della nostra nazione. Ma ciò che la maggior parte di noi non sa è che ci sono centinaia di milioni di giocatori della domenica e 40 milioni di giocatori competitivi sparsi per il mondo.
Questo significa che l’anno scorso ci sono stati più giocatori di Tennis Tavolo ai tornei che abitanti nella California.
Per un gioco che è partito come passatempo per monaci nell’11° secolo in Francia – usando una palla di pelo e manopole di cuoio – questo è un sacco di “pong” (gioco di parole: pong significa “Puzza”. NdT)
Allora perché l’America se ne frega? Perché non attecchisce una leggenda del Tennis Tavolo internazionale come Werner Schlager dell’Austria o Timo Boll della Germania, con lo stesso entusiasmo che riserviamo, per esempio, a Maria Sharapova? OK, brutto esempio, ma capite cosa intendo.
La risposta è semplice: il Tennis Tavolo è il più non-americano di tutti gli sport americani.
Il Tennis Tavolo non conosce età o forma fisica. Noi immaginiamo i nostri atleti come fulmini soprannaturali, forti estremità dell’evoluzione umana. Il Tennis Tavolo è questione di velocità di mano.
È questione di quanto velocemente puoi trascinare i piedi da un lato all’altro del tavolo. Negli ultimi campionati nazionali USA ho visto un omaccione di mezza età giocare contro una ragazzina in un match ufficiale. E mi dispiace dirtelo, Andre, ma il campione in carica degli Stati Uniti ha 38 anni.
Certamente, il problema è che, in America, non puoi mettere la faccia di un vecchio trentottenne sulle copertine o sulle scatole di cereali.
Il Tennis Tavolo è non violento. Non ci sono urti da rompersi il collo, nessuna possibilità di esplodere tra le fiamme. Le sole vedove-da-sport nel Tennis Tavolo sono quelle che perdono i mariti nelle palestre da Ping Pong ogni settimana. Le collisioni più grandi sono tra una palla di celluloide da 40 millimetri che vola a 70 miglia all’ora e un tampone di spugna compressa e la gomma.
No, se il Tennis Tavolo avesse commentatori che entrano nei dettagli essi non farebbero metafore per il Ping Pong usando riferimenti a battaglie o guerre.
Il Tennis Tavolo è più Zen che uno sport violento, e noi sappiamo che gli americani amano vedere il sangue.
Inoltre nel Tennis Tavolo non ci sono droghe, almeno per quanto si sa.
Qualsiasi sport americano vale il prezzo di ingresso se c’è una storia di droga. Sfortunatamente, per la sua popolarità, secondo il direttore di gara del North American TableTennis, questo sport è squisitamente pulito.
Il Tennis Tavolo può anche mantenerti in forma e attivo per tutta la vita. Noi americani preferiamo sport come il football e il baseball che smettiamo il giorno che ci laureiamo. Ciò che la maggior parte delle persone non capisce è che il Tennis Tavolo, se giocato nella giusta maniera, ti fa sudare un sacco.
Ron Joseph, un body builder professionista, usa il Tennis Tavolo come il suo primo mezzo per mettersi in forma.
Il Tennis Tavolo può persino aiutarti a tenere in forma il cervello. Nel suo libro “Migliorare un buon cervello”, Daniel G. Amen ipotizza che giocare a Ping Pong possa incrementare l’attività cerebrale.
E poi c’è il discorso dei soldi. Non ci sono premi miliardari. Ci sono solo pochi giocatori professionisti itineranti, e non guadagnano più di un paio di pantaloncini e qualche racchetta ogni anno.
Quale genitore sano di mente indirizzerebbe i suoi figli a uno sport che non li rende ricchi?
Il prossimo mese nelle palestre d’America, ci saranno tornei di Ping Pong seri. Non ci saranno folle di telecamere, e non ci sarà possibilità di vedere un atleta che intenzionalmente rompe la racchetta su un ginocchio come ha fatto Tursunov durante una partita di tennis. Se il giocatore medio facesse queste scene mentre gioca, aspettandosi di dominare il set, verrebbe sconfitto, probabilmente di brutto.
Ma gli americani dovrebbero considerare la possibilità di spegnere i loro televisori e resistere alla tentazione di guardare gli atleti miliardari che danzeranno sui campi di Flushing Meadow per i prossimi giorni.
Dovrebbero in realtà sudare loro stessi e aiutare a far accettare il Tennis Tavolo in un paese in cui è ignorato.